Leggi l’articolo su Repubblica

di DONATELLA ALFONSO

Nella grande stanza in penombra sono in molti, seduti in cerchio: volontari già da anni e nuove leve – saranno una quarantina in tutto, impegnati nelle diverse attività – ad ascoltare come, dal prossimo lunedì, diventare parte essenziale del CreamCafé, il Caffè della Mente Creativa che da sei anni, ai piedi di Palazzo Ducale, aiuta le persone con disturbi cognitivi, l’Alzheimer in primo luogo, e i familiari che si prendono cura di loro. “Io credo che si tratti di un’esperienza unica sicuramente a Genova, probabilmente in Italia: abbiamo 800 soci, oltre 9000 presenze lo scorso anno. Palazzo Ducale è il nostro nume tutelare, senza di loro non ci saremmo” spiega Guido Rodriguez, neurofisiopatologo già primario a San Martino e presidente della onlus che gestisce il CreamCafé. Che venerdì festeggia i suoi primi sei anni di attività con un incontro – nella sala del Munizioniere del Ducale alle 16 – in cui si racconterà tutto quello che ha rappresentato e rappresenta questa esperienza e cosa si fa per tenere la mente sveglia quanto il corpo: per invecchiare bene, se si è sani, per mantenere o riscoprire le proprie capacità se la malattia si è già manifestata.

“A Genova si possono stimare circa 30 mila persone con disturbi cognitivi – spiega Rodriguez – Parlo di Alzheimer o altre patologie, non di quella che viene sbrigativamente chiamata demenza senile e che non è riconosciuta dall’Oms: lo si usa per non fare diagnosi, per dire che una persona tanto è anziana, e se ha problemi, questi sono naturali, un fatto di cui non bisogna preoccuparsi. E invece è proprio il contrario: guai ad abbandonarsi, a stare seduti passivamente davanti alla tv, a mangiare troppo e male, a non muoversi. Da qui cominciano i problemi seri. Noi vogliamo dire solo che bisogna cambiare stile di vita, e lo si può fare”.

Al CreamCafé tutto è gratuito – si chiede una piccola quota volontaria per associarsi – e ogni giorno si combatte una battaglia tutti insieme: “Non diamo cura ma aiuto, siamo una comunità in cui si fa quello che il bureau scientifico ha detto che si può fare, e cioè attività cognitiva e motoria. Teatro, danza, ginnastica, Tai chi, Qi Gong, pittura, corsi di spagnolo o di inglese; ma anche passeggiate per Genova mappandola con il cellulare per recuperare il paesaggio urbano e, mentre si cammina, ritrovare i ricordi e le storie, personali e della città”.

Ma tutto questo cosa cambia per una persona con Alzheimer? “Di sicuro aiuta a non peggiorare, forse qualche elemento di recupero ci può essere – riprende Rodriguez – Di sicuro le persone recuperano coscienza di sé. C’è stato un nostro socio, una persona che aveva avuto un forte impegno sociale e politico, che quando è venuto qui non parlava, non sorrideva, fino a che dopo un’esperienza con quello che chiamiamo “Il Cestino delle Parole”, recuperando termini da utilizzare per creare una nuova storia dopo la visione di un film, ha cominciato a raccontare la sua storia, il suo paese, le esperienze che aveva vissuto. Non so se sia relativo al rapporto con le altre persone o per l’effetto emozionale delle immagini che hanno suscitato il recupero delle parole, ma ha funzionato”.
E poi c’è l’altro versante, quello dei familiari, delle persone che danno assistenza, i caregiver come li definisce il termine inglese. “Ci sono esperienze molto dure e tristi, ad esempio quando la persona ammalata dà segnali di comportamenti violenti – sospira il neurofisiopatologo – I familiari, nei gruppi che facciamo, esprimono il loro disagio, chiedono come poter aiutare il loro caro; ma noi diamo un sostegno a loro. Non si sentono soli, hanno qualcuno a cui fare riferimento”.

I volontari del CreamCafé un desiderio ce l’hanno: trovare un ricambio anche generazionale, essere ancora di più di fronte alle tante necessità. “Diremo che siamo disponibili anche per la gente di Certosa, se in quella zona ci sono persone che hanno bisogno di noi – conclude Guido Rodriguez – Con la tragedia del ponte Morandi non è tempo di polemiche; ma è straordinario come il nostro lavoro, a parte Palazzo Ducale che sia con Luca Borzani che con Luca Bizzarri dobbiamo solo ringraziare, sia trasparente verso le istituzioni. Un appoggio ci servirebbe per poter allargare la nostra esperienza anche fuori dal centro…”.