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Incontri aperti a tutti perchè Cream Cafè , associazione di volontariato genovese,  accoglie  persone con quei problemi di salute e i loro famigliari ma anche tutti coloro che malati non sono,”ma che si sentono comunque partecipi di un sentimento comunitario. Che è il veicolo di questa associazione. Formata da volontari veri. E ripeto veri” Cosi il suo fondatore Guido Rodriguez. E raccontiamola allora la storia di Cream Cafè. Nella primavera del 2013 un piccolo drappello di persone cominciò a riunirsi intorno ad un’idea nascente: quella di contrapporre agli effetti devastanti delle malattie neurodegenerative o alle semplici conseguenze della senescenza, una sorta di sfida culturale e scientifica al tempo stesso. Una serie importante di studi aveva dimostrato che la comparsa dei sintomi dell’Alzheimer  venivano rallentati in modo significativo nelle persone che mantenevano in esercizio la propria mente. In particolare parevano molto efficaci lo studio delle lingue, le attività cognitive legate al calcolo o al problem solving, la musica, l’esercizio linguistico .Di più, la socializzazione, lo scambio e il confronto  tra persone sembravano allontanare i maggiori esiti della depressione e dell’isolamento.
Di tutto ciò molti di noi erano all’oscuro, ma fu Guido Rodriguez, ex  direttore della Neurofisiologia Clinica a San Martino, a portare avanti l’idea e a cercare di realizzarla. L’altro grande attore dell’esperienza  del Creative Mind Café (poi abbreviato in Creamcafé) fu Luca Borzani, presidente della Fondazione di Palazzo Ducale, che sposò subito l’iniziativa e ci fornì l’indispensabile supporto logistico, tecnico e organizzativo. E con lui il sindaco di allora Marco Doria. Iniziativa che anche le attuali direzioni del Ducale confermano e sostengono,Dopo molti incontri, discussioni e trepidazioni, nell’ottobre del 2013 si aprì nei locali dello stesso fabbricato annesso a Palazzo Ducale, questa prima esperienza laboratoriale con una ventina di volontari..Oggi, a cinque anni da quella prima apertura, tantissimi laboratori si sono ormai stabilizzati: quelli artistici operativi o di metariflessione, legati al movimento dal Qi Gong alla psicomotricità al Feldenkrais, il teatro, inglese e spagnolo, i giochi matematici, gli scacchi, l’utilizzo dello smartphone, la scrittura autobiografica, il coro, per finire con il popolarissimo burraco.
Circa 1100 presenze al mese nei diversi laboratori. Quest’anno è stata inaugurato anche un corso di cinese e erano tutti un po perplessi, per l’audacia di questa iniziativa. Che in realtà è risultata vincente, insomma c’è un buon numero di affezionati iscritti.Senza tralasciare, naturalmente, momenti di riflessione e sostegno per la vita faticosa dei familiari dei pazienti colpiti da malattie degenerative. I cosiddetti caregivers. Ora i volontari si aggirano sulla quarantina e abbiamo così scoperto che sono più le persone desiderose di “insegnare” qualcosa che i tempi  di apertura e i locali disponibili, tanto che fatichiamo talora ad incastrare le diverse attività.La rispondenza è stata enorme, tanto che veleggiamo verso i mille soci, e le persone sono entusiaste ed affezionate, alcuni ci seguono fin dal primo giorno. Quelli che arrivano per la prima volta  si stupiscono che sia tutto gratuito ma anche accurato e “professionale”. Addirittura quando chiudiamo per l’estate abbiamo l’impressione di lasciare un vuoto, sentiamo che nelle persone c’è  bisogno di socialità ma anche di esprimersi in prima persona. Di esserci.Il clima che si respira è quello della massima libertà e condivisione , sembra un miracolo e forse lo è. Conclude Guido Rodriguez “La spinta al  volontariato solitamente si affloscia con il passare del tempo, da noi è fin qui successo l’opposto, forse anche per il contesto culturalmente avanzato in cui si affronta la terza età, la malattia, e anche la morte. Ma questo non è un centro di diurno, è un luogo gioioso, dove si fa teatro o si leggono i giornali in spagnolo, si parla di cibo o di poesia, per coinvolgere la mente. Non necessariamente per un apprendimento fine a se stesso. Una ginnastica per il cervello, ma una ginnastica con sforzo, altrimenti il cervello non lavora…..”